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Ederlezi

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Ho messo insieme il tuo piede

                                   leggero,

nel labirinto di mille,

                             e una notte,

la bianca e perfetta di reti

invisibili, pietre,  e gli erbari,

sull’isola al centro, che amo,

dei piccoli fiori di melo.

 

È tutta qui nel farsi preghiera,

la spinta che diffonde, quando è ora,

nel goccio di saliva trattenuto

negli occhi, divenuti come frutti,

nella coppa, che raccoglie la sua origine

 
circondata dai due fiumi, e primavera,

il ventre di una madre, come tante,

nel corpo di un minuscolo che viaggia

coi bambini di Ederlezi sulla schiena

il gira gira stupefatto e consonante

alla lingua dei bambara con lo schiocco;

 

< Oh! Ridiamo come stessimo pregando

   come faccio nel vuoto del mio letto

   alzando il fango che dorme nella luce

   fuori dal torace, allo scoperto > 

 

Ed ora vieni, minuzia di una stella,

mentre vado a fare i fiori con il dorso

carico di latte coi colori

nella gola fino al buio, della sera

 riportando il segno di una lacrima,

quando appena visibile cammina,

sul buco di dolcezza della yurta

da cui riparte il bisso luminoso

 

lo spiraglio che moltiplica l’amore

nel continuo movimento di un miracolo

che a comporre la sua voce va alla gioia.

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 Laura Turra - 22/03/2018 05:52:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

“È tutta qui nel farsi preghiera,
la spinta che diffonde, quando è ora,...”
Potrei sbagliare, ma in questi versi io leggo tutta la bellezza della primavera.
Per usare una tua magnifica espressione: “abbraccio gli occhi” di quella bellissima bambina che sei. Ciao Amina!

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